Massimo, Alberto e Nadia
gli artigiani di libri moderni dall'animo classico

“Il destino di molti uomini dipese dall’esserci o non esserci stata una biblioteca nella loro casa paterna”
(Edmondo De Amicis)

Chi esce dalla porta di Trifolio lo deve sempre fare con almeno un libro in mano!”.

E’ con questa frase scultorea che mi accomiato da Massimo Tonolli ed è così che mi ritrovo tra le mani ben quattro bellissimi libri – ma forse è meglio chiamarli opere – ancora intonse e incellofanate.
Nel mio girovagare per la terra veronese questa volta sono accolto dalla mole maestosa del castello di Montorio che si staglia alto sulla collina che domina il paese.

Ne rimango affascinato e mi vengono alla mente le pagine di un romanzo storico che un po’ di tempo fa scrissi proprio sull’assedio che i conti di Sambonifacio condussero qui a Mons Tauros alla dimora turrita della famiglia dei Crescenzi…

Incontro Massimo presto al mattino. All’entrata sono subito meravigliato e incuriosito dal vedere un originalissimo scaffale porta libri dove le mensole sono fatte… Di libri!

I libri – in modo particolare questi bellissimi libri di arte, fotografia, viaggi, design, pittura, moda… – non hanno bisogno di alcun sostegno perché si sorreggono da soli… Chi con la sua forma perfettamente rettangolare, chi con una copertina rigida quasi fosse di pietra, chi con un dorso colore dell’acciaio, chi con un numero così alto di pagine da far venire subito voglia di sfogliarlo per potersi perdere dentro. Qui i libri sono precisi, squadrati, geometrici, futuristici, tetragoni… Sembrano fatti a posta per sfidare il tempo con la loro incrollabile custodia della memoria.

Anche l’ufficio di Massimo ha un sapore particolare e bellissimo…

E’ come fare un giro del mondo rimanendo fermi e chiusi in una stanza.

New York, San Francisco, Boston, Filadelfia, Houston, Londra e poi il Metropolitan Museum of Art, il J. Paul Getty Trust, il Guggenheim, il Moma…

I nostri committenti…” mi dice “Provengono quasi esclusivamente dall’estero in modo particolare dal mondo anglosassone dove l’investimento in cultura è certamente superiore rispetto qui da noi. Qui in Europa o in Italia mediamente su cento visitatori che frequentano una mostra solo quindici ne acquistano il catalogo, in America invece superano di sicuro almeno il cinquanta per cento…”. Mi spiega che la media delle tirature di questi “colossi di carta”, di cui non oso nemmeno chiedere il prezzo di copertina, si attesta attorno ai duemila e cinquecento copie ma a volte si arriva anche a quattromila… Tirature che qui in Italia non si fanno nemmeno per i dépliant del supermercato!

Ci tiene subito a raccontarmi che in questa impresa non è solo.

Siamo in tre soci, io Alberto e Nadia e il nome della ditta – il tri – deriva proprio da questo… Poi c’è la parola folio che in latino è la pagina ma la usano anche gli Inglesi con il significato di numero di pagina. La pianta del trifoglio quindi non c’entra niente!”.

Tutti e tre “escono” da una importantissima esperienza lavorativa presso la rinomata Stamperia Valdonega fondata da Giovanni Mardersteig – umanista, bibliofilo, esteta, creatore di caratteri tipografici – poi condotta fino ai giorni nostri dal figlio Martino.

E’ li…” dice ”Che abbiamo imparato cosa vuol dire davvero qualità, cura dei particolari, lavoro a regola d’arte, artigianalità, unicità, originalità, tradizione, memoria, rispetto prima di tutto per il proprio lavoro e per le persone che con te lo portano avanti”.

Ma tutto questo come si coniuga…” chiedo ”Con un lavoro che comunque ha poi un forte impatto industriale?”. ”Il nostro punto di forza…” risponde ”E’ che noi “coccoliamo” il cliente! Lo accogliamo qui in “bottega”, gli “cuciamo il vestito” su misura, lo ascoltiamo pazientemente come se per due o tre settimane lavorassimo esclusivamente per lui… E’ questo che fa la differenza!”.

E’ stimolante chiacchierare con Massimo ma ora voglio andare più in profondità e conoscere meglio l’artigiano e l’artista anziché l’imprenditore.

Quali sono gli elementi essenziali e immancabili per realizzare opere tipografiche così straordinarie?” gli chiedo. ”Prima di tutto c’è la carta! La carta è fondamentale. E’ un po’ come la pelle per l’essere umano… Tutti siamo “ricoperti” dalla pelle ma ognuno di noi ha la sua pelle!

Giusto! Quante tragedie commesse in nome del “colore della pelle”, dell’”odore della pelle”…

La carta non è solo la pelle di questi libri è anche la loro anima… Ogni tipo di carta ha un suo spessore, un suo profumo, un suo modo di assorbire l’inchiostro, una sua rugosità o porosità, una sua lucentezza o opacità, una sua maniera originalissima di trasmettere emozioni… Tra libro di carta e e-book non c’è paragone!”.

E mi mostra un enorme raccoglitore di mazzette colorate di carta prodotta, guarda caso, in Giappone: la “patria” della “cultura” della carta.

Compriamo carta speciale anche in America, in Francia… Oltre a Verona ovviamente!” e ride.

Poi?” chiedo. ”Poi c’è il colore o meglio per il nostro lavoro l’inchiostro colorato. Di certo saprai che i colori fondamentali sono soltanto quattro: giallo, magenta, ciano e nero poi viene il bianco ma quello è soltanto luce! Eppure l’occhio umano sa cogliere qualcosa come due milioni e mezzo di sfumature… Questa capacità è fantastica!”. E’ vero penso; come le note che sono “solo” dodici ma assieme ai silenzi delle pause, al battere e al levare del ritmo, alla timbro del suono, agli accordi maggiori o minori compongono infinite melodie… Da millenni.

Noi di Trifolio, nel campo dei colori siamo veramente all’avanguardia nel mondo. Utilizziamo, e lo possiamo fare solo noi, un sistema che abbiamo inventato appositamente; i colori dei nostri libri si caricano di brillantezza, saturazione, sfumature che sulla pagina stampata diventano profondità, “spessore” e senso di tridimensionalità…”.

Mi mostra un libricino fatto di tante finestrelle dove per ogni colore fondamentale si sovrappone una griglia di tinte “vicine” ma assolutamente diverse una dall’altra.

I nomi che accompagnano le diverse sfumature sono da capogiro: giallo cadmio, arancio ercolano, rosso veneto, verde nicosia, blu ceruleo…

Lo regalerò a mia figlia più giovane che ama dipingere.

Mancano ancora due cose…” mi dice Massimo mentre il cellulare comincia a tormentarlo.

La prima è il lavoro di legatoria, la seconda…” gliela suggerisco io ”Il carattere tipografico!”.

Esatto!” mi conforta lui. ”La legatoria è fondamentale soprattutto con volumi così preziosi ma anche… Corposi! Anche qui si deve sentire l’odore della colla e si deve percepire il lavoro delle mani che li hanno rigirati e rilegati uno ad uno come si trattasse di avvolgere con le fasce dei neonati…”.

Sulla questione dei “caratteri”, che gli Anglosassoni chiamano “font”, ci promettiamo vicendevolmente di rivederci perché personalmente sono interessatissimo all’argomento; infatti da diverso tempo vado studiando come questi “semplici grafemi” abbiano moltissimo a che fare con la storia, il linguaggio, la cultura, la religione, il rito, il mito… La civiltà.

Siamo alla fine e prima di ricevere il “dono obbligatorio” ma graditissimo dei libri, chiedo se Trifolio abbia una “forza commerciale” potente per essere così presente all’estero e ad un così alto livello…

Massimo mi guarda strano ma mi risponde lesto.

In realtà Trifolio non ha alcun rappresentante o commerciale operante sui mercati internazionali… Ma a guardare bene, invece, ne abbiamo tantissimi… Centinaia se non addirittura migliaia! Sono tutte quelle persone che in giro per il mondo hanno acquistato un nostro catalogo, un nostro libro, una nostra pubblicazione e che sfogliandolo, leggendolo si sono per certi versi… Emozionati!”.

Proprio come diceva Carlo Magno… “Lasciate che i miei eserciti siano le rocce, gli alberi e i pennuti del cielo”.

Italo Martinelli

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